Copia link articolo


Il Papa sta forse ammorbidendo la sua posizione sul vecchio Rito in Latino?



Come è ormai consuetudine, ogni anno dal 2012 il popolo Summorum Pontificum si dà appuntamento a Roma da tutto il mondo a fine ottobre per un pellegrinaggio teso a testimoniare il suo amore per la liturgia tradizionale e, in processione ad sedem Petri per il centro città, la sua fedeltà alla Santa Chiesa cattolica, con una serie di riti religiosi basati su libri liturgici precedenti al Vaticano II e che quest’anno si sono svolti nei giorni 28,29 e 30 ottobre 2022. L’ultimo giorno viene fatto coincidere sempre con l’ultima domenica di ottobre, festa di Cristo re secondo il calendario preconciliare.

Da qualche anno a questa parte poi l’apertura ufficiale del pellegrinaggio viene preceduta nella prima parte di venerdì da un incontro in cui si dibattono tematiche e problemi relativi allo stato di salute della liturgia tradizionale. Si tratta dell’unico evento di carattere diciamo laico, perché poi per il resto del venerdì e nei due giorni successivi si svolge una molteplicità di cerimonie religiose, compresi i vespri di venerdì sera che aprono ufficialmente il pellegrinaggio, per finire poi al pontificale solenne in San Pietro sabato mattina al termine della processione presieduta da mons. Dominique Rey, vescovo di Fréjus-Tolone, e poi quello per la festa di Cristo Re domenica 30 alla chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini.

L’incontro si è tenuto nell’aula magna dell’Istituto patristico Augustinianum su iniziativa di Christian Marquant, president of Oremus-Paix Liturgique e con la coordinazion del prof. Rubén Peretó Rivas, presidente del CIEL - Centro Internazionale di Studi Liturgici. Tra gli intervenuti figurano don Claude Barthe, cappellano ufficiale del Coetus Internationalis Summorum Pontificum, organizzatore del pellegrinaggio; Don Nicola Bux, teologo e già consultore vaticano; lo studioso e scrittore di liturgia Peter Kwasniewski, il vaticanista Aldo Maria Valli; e Trinidad Dufourq, traduttrice francese dell'Università di Buenos Aires specializzata in testi religiosi.

Il succo dell’incontro e dei vari interventi è stato efficacemente sintetizzato da don Nicola Bux quando ha proclamato con un sano e convincente ottimismo che “Il futuro è nostro".

Per chi volesse saperne di più riguardo agli interventi, rimandiamo ai vari siti e blog dedicati che hanno trattato l’argomento. Qui invece intendiamo approfondire un aspetto particolare dell’evento, che fino all’ultimo momento chi scrive ha temuto potesse essere cancellato. Data l’offensiva in atto contro la liturgia tradizionale in rito antico, specialmente dopo la pubblicazione del motu proprio Traditionis Custodes (Guardians of Tradition), chi scrive ha temuto seriamente che il pellegrinaggio potesse essere annullato all’ultimo momento e quindi ci ha piacevolmente sorpreso che tutto alla fine si sia svolto regolarmente.

Ma c’è da dire che la sorpresa è stata ancora maggiore quando è apparsa la notizia del coinvolgimento del cardinale di Bologna Matteo Zuppi, che ha presieduto i solenni vespri inaugurali del pellegrinaggio alla chiesa di Santa Maria dei Martiri al Pantheon. Forse pochi lo hanno notato, ma per la prima volta il pellegrinaggio viene onorato da un alto prelato amico personale del Papa non solo ancora in carica, ma addirittura presidente della conferenza episcopale italiana. Per chi conosce bene la situazione, questo sviluppo ha dell’incredibile se si considera il retroterra religioso, culturale e ideologico del cardinale, del quale ci fornisce un quadro accurato il vaticanista britannico Edward Pentin in un servizio apparso sul National Catholic Register.

Pentin ha descritto il cardinale Zuppi come un prelato “noto per il suo attivismo sociale e la sua vicinanza alla politica italiana di sinistra", strettamente legato alla comunità Sant’Egidio, “ma che è anche amichevole nei confronti di quanti aderiscono alla liturgia antica “.

La sua vicinanza alla politica italiana di sinistra non avrebbe potuto essere più evidente in occasione del servizio religioso che ha presieduto per onorare la memoria del leader sudafricano anti-apartheid Nelson Mandela il 10 dicembre 2013, che era deceduto appena cinque giorni prima.

L’evento era stato organizzato dalla comunità Sant’Egidio nella omonima chiesa in Piazza Santa Maria in Trastevere, e chi scrive, lì presente per motivi di lavoro, era rimasto stupefatto dalle parole dell’allora vescovo ausiliare del settore Roma Centro, che praticamente esaltava Mandela con queste parole più o meno letterali: “Per me Mandela è già Santo e sta in cielo".

Oltre a non essere cattolico, Mandela non ha mai fatto mistero della sua rivoluzionaria ideologia marxista, che non risulta compatibile con la dottrina cattolica, e né risulta abbia mai ripudiato le sue posizioni intransigenti.
Monsignor Zuppi aveva avuto modo di collaborare con lui nei primi anni 2000 riguardo alle iniziative di pace tra Tutsi e Hutu in Burundi.

Ma d’altro canto, secondo il NCR, "il cardinale Zuppi ha mantenuto aperti i canali di dialogo con coloro che sono favorevoli alla tradizione della Chiesa ed ha celebrato la messa tradizionale in latino in almeno due occasioni in passato" a Roma.

Il primo pontificale veniva celebrato il 30 marzo 2014 nella chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, parrocchia personale creata da Benedetto XVI per venire incontro alle esigenze dei fedeli legati alla tradizione, e il secondo in occasione della festa di Pentecoste domenica 8 giugno 2014 nella chiesa di Gesù e Maria al Corso, un altro luogo in cui il vecchio rito viene celebrato regolarmente ogni domenica e feste di precetto.

A questo proposito, c’è da fare un’interessante osservazione perché ad un certo punto sembrava che questa messa fosse sul punto di essere soppressa. Invece dall’incontro del 27 novembre 2012 (incidentalmente o provvidenzialmente festa della medaglia miracolosa) cui partecipavano l’allora Vicario Generale di Sua Santità per la diocesi di Roma cardinale Agostino Vallini e mons. Zuppi, dopo aver incontrato i padri agostiniani (scalzi) a cui è affidata la chiesa, i sacerdoti dell’istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote che vi celebrano la Messa e una rappresentanza dei fedeli che vi assistono regolarmente, gli alti prelati hanno confermato che il rito tradizionale avrebbe continuato ad essere officiato. Quindi, anche con il contributo di mons. Zuppi, la messa tradizionale in rito antico celebrata da circa trent’anni nella chiesa di Gesù e Maria in via del Corso a Roma, non sarebbe stata soppressa come si era temuto nelle precedenti settimane.

Circa le motivazioni relative alla sua decisione di celebrare il vecchio rito, l’allora vescovo Zuppi rispondeva di sentirsi quasi in dovere di farlo per meglio conoscere tutte le varie realtà ecclesiali sotto la sua giurisdizione di vescovo ausiliare di Roma per il settore centro, e i cattolici tradizionali rappresentavano precisamente una di queste.

C’è nulla di più ordinario di un vescovo che desideri di visitare una sua parrocchia e dirvi anche messa? Però in questo caso l’evento diventa straordinario perché si tratta del primo Vescovo impegnato nella cura pastorale della città di Roma a celebrare da tempo immemorabile secondo il Rito Cattolico Tradizionale.

Tornando al pezzo di Pentin, “il cardinale Zuppi è un improbabile alleato dell’antica liturgia a motivo del suo retroterra culturale che privilegia l’attivismo sociale rispetto alle questioni di liturgia". In questi ultimi anni, notava anche il vaticanista, Sua Eminenza Zuppi ha assunto anche “alcune posizioni marcatamente eterodosse, specialmente riguardo l’omosessualità". Senza contare poi, sottolineava il settimanale americano, le sue numerose attività per il dialogo ecumenico e interreligioso.

A Roma da molti anni era noto come “prete di strada" per le sue iniziative a sostegno dei meno abbienti in collaborazione con la comunità di Sant’Egidio. Le sue attività spaziavano dal sostegno dei bambini emarginati nelle baraccopoli romane all’aiuto di anziani, immigrati, senza tetto, malati terminali, disabili, drogati, detenuti e vittime di conflitti.

Non possiamo terminare questo articolo senza un’opportuna osservazione: dato che Sua Eminenza Zuppi deve tanto a Papa Francesco per le sue promozioni, non è credibile che abbia preso a cuor leggero la decisione di presiedere i vespri di apertura del pellegrinaggio con il rischio di dispiacere o irritare il Santo Padre e quindi è lecito supporre che si sia consultato con lui al riguardo e che abbia ricevuto il via libera. Le ricadute a livello nazionale e mondiale di un pellegrinaggio del genere rischiano di rendere sempre più irraggiungibile l’obiettivo di cancellare il vecchio rito come teorizzato dal motu proprio Traditionis Custodes, tanto più se si considera il successo di questa edizione, che con circa 1700 presenze ha fatto registrare un’affluenza quasi doppia alla messa pontificale in San Pietro rispetto allo scorso anno. Potrebbe essere un segno che il Papa stia ammorbidendo la sua posizione contraria all’antica liturgia tradizionale in latino?

Se anche il Papa fosse stato consenziente, c’è stato però chi in ambito progressista non ha per nulla gradito l’operato di monsignor Zuppi, come ad esempio lo studioso di liturgia Andrea Grillo. Noto per essere un nemico giurato del vetus ordo, nel titolo di un suo post del 4 novembre sulla partecipazione del porporato all’apertura del pellegrinaggio così commentava: “Ma che sei scemo?"

(Cf https://www.cittadellaeditrice.com/munera/ma-che-sei-scemo-matteo-zuppi-e-i-nostalgici-di-summorum-pontificum/)

Un commento che non ha bisogno di ulteriori commenti, tanto che il porporato pare non abbia giustamente replicato. In compenso una replica, o meglio un attacco frontale, è arrivata dalla pagina FB di Silere non possum,
(https://www.facebook.com/redazionesilere, 4 novembre 2022, ore 14:23)

che non può essere certo sospettato di simpatie tradizionaliste e in cui gli si contesta di aver dato dello "scemo" ad un principe della Chiesa. Inoltre, lo si accusa di criticare continuamente Roma e la Curia, "quando lui non ha fatto altro che cercare posti da occupare sia qui in Vaticano che altrove", e di essere sostanzialmente incompetente, in quanto vi si afferma che Grillo "non è un liturgista, non è un canonista".

(Una versione ridotta di questo articolo è apparsa sull’agenzia nazionale cattolica ACI STAMPA https://www.acistampa.com/story/novita-per-il-vetus-ordo-il-cardinale-zuppi-al-pellegrinaggio-summorum-pontificum-21138)

15 Novembre 2022, festa di santo Alberto Magno



Torna agli articoli