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Una storia ”non autorizzata” del Centro Lepanto: l'altra campana



E’ stato recentemente pubblicato dalle Edizioni Fiducia il libro Cattolici senza compromessi - Il Centro Culturale Lepanto (1982-2006), in cui l’autore, Tommaso Monfeli, racconta "l'azione in difesa dell'ordine naturale e cristiano svolta nello spazio di venticinque anni (1982-2006) dal Centro Culturale Lepanto, un'associazione di laici cattolici, fondata a Roma dal prof. Roberto de Mattei".

  https://www.edizionifiducia.it/libreria/uncategorized/cattolici-senza-compromessi/

Successivamente, nella recensione apparsa su Corrispondenza Romana, si afferma che “si tratta di un testo che offre un ottimo servizio alla causa cattolica e alla verità storica in quanto, a partire già da 38 anni fa, si denunciarono gli errori che hanno portato la distruzione di oggi, fra cui le degenerazioni del comunismo, gli inganni del trattato di Maastricht, la minaccia dell’Islam e l’ideologia omosessualista, divenuta legge degli Stati”.

  https://www.corrispondenzaromana.it/cattolici-senza-compromessi-di-tommaso-monfeli/

Come unico socio fondatore rimasto del Centro Culturale Lepanto (CCL), devo prendere atto con rammarico che questo libro è stato pubblicato a totale mia insaputa, ma riconosco che l'opera ha comunque il pregio di riportare tutta una serie di importanti documenti e interventi pubblici, da cui hanno preso le mosse le molte campagne del CCL ricordate nel libro. Campagne che, come evidenziato non solo nella recensione, ma anche in quarta di copertina, denunciarono con molto anticipo le insidie di un'agenda anticristiana basata essenzialmente su aspetti quali la metamorfosi del comunismo, il progetto di unificazione europea promosso dal trattato di Maastricht, l’avanzata dell'Islam e l’ascesa dell’omosessualismo.

Nella mia veste di unico rappresentante rimasto del CCL, però, mi sento in dovere di segnalare le inesattezze, lacune e incongruenze contenute in questo volume.

Inesattezze e imprecisioni

A differenza di quanto si afferma più volte nel libro, è opportuno precisare che il prof. De Mattei non è il solo fondatore del Centro, ma ne fu cofondatore assieme ad altre sei persone, compreso il sottoscritto, fino a quando nel 2006 si dimise da presidente e socio fondatore dello stesso.

Ma la questione principale è comunque un’altra: nella sua introduzione a pag. 4 il prof. De Mattei scrive che “a partire dal 2006, in seguito a dei problemi sorti all'interno dell'organizzazione, lasciai la direzione del Centro, per proseguire la mia attività come presidente della Fondazione Lepanto, costituita nell'anno 2000 a Washington per sviluppare la nostra attività sul piano internazionale. La Fondazione Lepanto, con sede a Roma, ha raccolto dunque l'eredità del Centro Culturale Lepanto, proseguendone con vigore l'attività…”.

Questo concetto viene ripreso a pag. 291, laddove si afferma: “Nell'anno 2006 si produssero all'interno del Centro Culturale Lepanto una serie di controversie che obbligarono il prof. De Mattei a lasciare l'associazione che in seguito si è dissolta, e a continuare il suo apostolato con la Fondazione Lepanto che del Centro Culturale Lepanto raccolse l'eredità culturale e morale”.

Innanzitutto, si potrebbe obiettare che, se uno si dimette da socio fondatore, come può rivendicare l'eredità di quella stessa associazione che ha contribuito a fondare? Ma soprattutto l’esistenza di un’eredità presuppone l’esistenza di un defunto, mentre invece il Centro, che io ancora mi onoro di rappresentare in qualità di unico socio fondatore rimasto, non è defunto e non si è dissolto. Purtroppo i defunti, prematuramente scomparsi, sono stati i soci fondatori Fabio Bernabei, che era succeduto come presidente al prof. De Mattei, e il fratello Claudio Bernabei. Per chi ha conosciuto i due fratelli, sa che sono stati due autentici pilastri del Centro, campioni di un servizio alla Santa Chiesa che non avrebbe potuto essere più totale e disinteressato e ai quali chi scrive, parafrasando San Giovanni Battista, non sarebbe stato degno di slacciare i sandali. Ma si sa che il Signore chiama presto a sé quelli che Egli più ama e che più Lo amano.

Ed ora veniamo alla questione della Lepanto Foundation nata a Washington nel 2000, come afferma il prof.de Mattei. Infatti, se con le sue dimissioni intendeva rompere con la vecchia guardia degli altri soci fondatori del CCL, restava ancora un piccolo dettaglio: la presenza del sottoscritto come membro del consiglio direttivo della Foundation, se non ricordo male assieme agli altri due membri, lo stesso prof. De Mattei e la sua stretta collaboratrice Virginia Coda Nunziante. Anche se sono passati molti anni, ricordo che qualche tempo dopo le dimissioni del prof. De Mattei dal CCL, alla fine del 2006 o inizio 2007, ricevetti una convocazione per la riunione del direttivo della Foundation a Washington. Anche se mi fosse stato possibile presenziare a quella riunione, sarebbe stato comunque inutile perché ero in minoranza. Stando a quanto poi verificò Fabio Bernabei, succeduto nel frattempo come presidente del CCL, la vecchia Foundation era stata chiusa e ne era stata aperta una nuova, dalla quale ovviamente ero stato escluso, tanto che non ne ricevetti mai più alcuna comunicazione. Se questi sono i fatti, ancora una volta, come si può pensare che la filiale romana della Foundation possa in qualche modo dirsi erede del Centro Culturale Lepanto?

Inoltre il prof. De Mattei non fu obbligato a dimettersi dal CCL anzi gli altri soci fondatori gli chiesero più volte di riconsiderare la sua decisione. Come sempre fatto nella vita del Centro alla vigilia di importanti decisioni in particolari momenti, sarebbe bastata una riunione del gruppo dirigente dei soci fondatori per discutere e risolvere serenamentele eventuali questioni sul tappeto, compreso il fatto che il Centro da alcuni anni non faceva più iniziative esterne e aveva perfino diminuito quelle interne. Ma il prof. De Mattei decise di non partecipare a questa riunione e confermò le sue dimissioni irrevocabili, senza che si potesse sapere, almeno per quanto mi riguarda, la vera natura della “serie di controversie” e dei “problemi” di cui sopra. Lacuna che comunque resta tale anche in questo libro, nonostante in una nota a pag. 5 della sua introduzione il prof. De Mattei affermi che si tratta di controversie ormai lontane.

Forse il prof. De Mattei ritiene di essersi dimesso prima di diventare vittima di una congiura da parte dei soci fondatori. Ma è ben strana quella congiura in cui ai presunti congiurati resta solo la titolarità dell’associazione, mentre la presunta vittima mantiene le strutture e le risorse organizzative, comprendenti, sede, schedario, rivista e quant’altro. Infatti è proprio questo ciò che accadde nel 2006.

Incongruenze

Ecco quindi la maggior incongruenza di questo libro: non approfondire minimamente le autentiche motivazioni di una decisione così grave e gravida di conseguenze negative per la buona causa e le forze della controrivoluzione cattolica al servizio della Chiesa. Viene naturale pensare che solo motivi di una eccezionale gravità abbiano potuto indurre il prof de Mattei a dimettersi e dopo molti anni era forse ora di affrontare la questione con la necessaria serenità.

Di contro, quando a pag. 11 si precisa che il gruppo fondatore del CCL si era staccato (in realtà era stato espulso) da Alleanza Cattolica sulla questione dell’aborto, il problema viene identificato con chiarezza: il gruppo non era d’accordo sul sostegno ad un referendum “minimale” che avrebbe apportato solo alcune restrizioni alla legge abortista appena approvata.

Omissioni

Non si capisce poi perché in una nota a pag. 11 si elenchino solo 5 soci fondatori del CCL, che invece sono sette, lasciando fuori Fabio Bernabei e il sottoscritto.Infatti, l'attività del Centro e i suoi straordinari successi sono stati il frutto di un'azione corale di tutta la sua dirigenza, chi più chi meno, cui per esempio Fabio Bernabei ha dato un apporto primario e fondamentale.

Come detto all'inizio, questo libro non contiene tutte le campagne del CCL, anche se alcune di queste avrebbero meritato di essere ricordate, specialmente per il loro successo “da manuale”. Mi riferisco in particolare a quelle basate su una mirata azione di lobbying parlamentare, che a suo tempo ha impedito che per la pima volta venisse recepita nella legislazione italiana l’introduzione dell'educazione sessuale nelle scuole, e un'altra sui regolamenti radiotelevisivi, la cosiddetta legge Mammì (dal nome del parlamentare promotore, Oscar Mammì), che proibiva messaggi pubblicitari contrari alla pubblica decenza.

Tra gli altri aspetti non menzionati nel libro, bisogna ricordare gli importanti incarichi istituzionali che ha ricoperto dall’anno 2001 il prof. De Mattei, a seguito della sua cooptazione nell’establishment di centro destra al governo. Mi riferisco in particolare al suo ruolo di consulente presso la vice-presidenza del Consiglio dei Ministri e presso il ministero degli Esteri e la nomina a vice-presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Questi traguardi, impreviste conseguenze della visibilità ed efficacia delle campagne del CCL, si possono considerare straordinari favori della Divina Provvidenza, non tanto per legittima gratificazione personale, quanto per servire in primis gli interessi della buona causa. Nel Vangelo non ci viene forse ricordato di cercare innanzitutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù?

A chi ha vissuto in prima persona il dramma delle dimissioni del prof. De Mattei, resta poi l’amarezza e il rimpianto per le cose che avrebbero potuto essere e che non sono state. Ad esempio a pag. 153 si accenna al fondamentale ruolo in tutta Italia dei 221 Comitati di Difesa dell'Ordine Naturale Familiare e Cristiano, che nel 1995 riuscirono a impedire che venisse recepita nella legislazione italiana la risoluzione del parlamento europeo dell’8 febbraio 1994, la quale invitava gli stati membri a legalizzare il cosiddetto matrimonio omosessuale. Se questi comitati, creati, animati e coordinati dal CCL, avessero continuato la loro azione e espansione, forse oggi in Italia la situazione sarebbe stata diversa.

Per finire, in tutto questo c'è una lezione da trarre? Certamente, e ce la offre lo stesso prof. De Mattei quando, a pagina 5 della sua introduzione, ci ricorda l’importanza della preghiera per una autentica militanza controrivoluzionaria secondo la lezione del compianto prof. Plinio Corrêa de Oliveira, sempre seguita dal CCL.

E a questo punto non posso non ripensare ad un fatto che mi colpì in modo particolare prima delle dimissioni del prof. De Mattei. Il CCL aveva sempre avuto come tradizione la recita del Santo Rosario in ginocchio in ogni giorno del mese di maggio, quando a turno ogni militante si recava in sede nel giorno di sua scelta per assolvere a questo impegno nell’apposita cappellina di fronte alla statua della Madonna. Anche se non ricordo esattamente quando, ad un certo punto questa pia pratica cessò, tanto che non ci fu alcun rosario il maggio precedente al 16 luglio 2006, proprio il mese e giorno delle dimissioni del prof. De Mattei, festa della Madonna del Carmelo.

Alberto Carosa
Socio fondatore e già membro del Consiglio Direttivo
del Centro Culturale Lepanto


25 febbraio 2020, Festa del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo



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