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L’attacco di de Mattei a monsignor Viganò: Da che pulpito



"Non giudicate, per non essere giudicati" (Matteo 7:1-5).

Ancora una volta, con somma costernazione, il Centro Culturale Lepanto (CCL) si vede costretto a intervenire nel recente dibattito seguito al pretestuoso attacco del de Mattei a monsignor Viganò, accusato tra l'altro di fare ricorso a un collaboratore esterno per la stesura dei suoi documenti più recenti, che il combattivo prelato ha brillantemente respinto al mittente.

Più che entrare in tutti i particolari della triste vicenda, per la quale va all'illustre e coraggioso prelato tutta la nostra solidarietà, desideriamo preliminarmente ribadire con quanto fiato abbiamo in gola, come anche in occasione di precedenti derive del de Mattei, che il CCL, contrariamente a quanto molti potrebbe pensare di primo acchito, non ha nulla a che vedere con la Fondazione Lepanto (FL). Per l'ennesima volta, ripetiamo che il de Mattei si dimise da presidente del CCL nel 2006, sbattendo la porta e senza mai fornire una spiegazione minimamente plausibile di questa sua decisione, che fu veramente un fulmine a ciel sereno.

Ora molti si dicono stupiti e addolorati per aver scoperto un de Mattei sempre più diverso da quello che avevano fino a poco tempo fa conosciuto, o creduto di conoscere, mentre invece noi non ci stupiamo più di tanto, perché in quelle sue dimissioni era già ravvisabile un inizio di itinerario sempre più divergente dal vero servizio alla buona causa, di cui le ultime esternazioni non sono altro che l'esito naturale e per alcuni versi anche inevitabile quando si lascia la via giusta. Che l'azione del CCL fosse questa via giusta lo conferma lo stesso de Mattei con una recente storia "non autorizzata" dal titolo "Cattolici senza compromessi – il Centro Culturale Lepanto (1982 – 2006)", stampato dalla sua casa editrice "Fiducia" nel 2019, in cui giustamente si magnifica la grande efficacia di questa azione.

Ma ciò che più colpisce in queste due prime bordate contro monsignor Viganò il 21 e 23 giugno 2021 è la mancanza di argomentazioni, sia dottrinali che di altra natura, perché l'eventuale ricorso, sia esso palese o riservato, a collaboratori esterni come nel caso di un presunto ghost writer non mi risulta essere di suo un reato, né penale né morale.

Me perché questo attacco? Come è stato notato da più parti, fin quando mons. Viganò si occupava di faccende interne alla chiesa, come i tristi scandali che sappiamo, evidentemente non dava troppo fastidio a lorsignori. Quando però ha cominciato ad allargare i suoi interventi oltre l'orizzonte religioso, fino a parlare di vaccini, great reset, nuovo ordine mondiale, dittatura sanitaria ecc. evidentemente qualcuno ha cominciato a preoccuparsi seriamente e quindi ha pensato bene di tentare di screditarlo per minarne la credibilità. E guarda caso, quelle case farmaceutiche che hanno ricevuto di fatto un formidabile assist dalla "crociata" del de Mattei in favore della liceità dei vaccini prodotti dai bimbi abortiti, sono proprio quelle legate a doppio filo con i poteri mondial-globalisti.

È evidente che se non puoi attaccare le tesi del tuo nemico, non resta che l'attacco ad personam, come nel caso del secondo intervento contro monsignor Viganò. Non solo viene rivelato il nome di questo presunto ghost writer, ma addirittura se ne mette in discussione l'integrità morale, insinuando tra le righe che possa essere un personaggio se non con tendenze omosessuali, almeno con simpatie verso l'ambiente gay, che oltretutto pare si occupi addirittura di organizzare matrimoni tra persone dello stesso sesso. Il tutto senza presentare alcuna prova, da parte di un personaggio che contesta le teorie complottiste proprio perché secondo lui non ci sono le prove (e come la mettiamo con i rei confessi?) Quindi, il senso dell'attacco a mons. Viganò si potrebbe così riassumere: "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei".

Ora non sappiamo se e fino a che punto quanto scritto al riguardo sia vero o meno, perché sin dalle sue dimissioni nel 2006 ai nostri occhi de Mattei non gode più di alcuna fiducia e credibilità, e quindi non crediamo a una parola di quanto scrive in un suo terzo intervento "La verità è la sola carità permessa alla storia" nell'evidente e penoso tentativo di portare avanti in ogni modo l'attacco a mons. Viganò, con il pretesto che il prelato dopo una settimana non aveva ancora risposto alla sua "richiesta di chiarimento".
Incidentalmente, è da più di anno che attendiamo che il de Mattei dia riscontro alle nostre rettifiche circa la sua storia "non autorizzata" del Centro Culturale Lepanto di cui sopra.

Ci sarebbe poi dal morir dal ridere, se la questione non fosse così triste e seria, leggendo la motivazione addotta per giustificare l'attacco. "Temo invece che alcuni dei suoi più fanatici seguaci possano spingerlo verso l'abisso", afferma il prof. in questo terzo intervento del 30 giugno 2021, "ed è questo che mi ha spinto ad intervenire con due articoli".

Restiamo commossi da cotanta sollecitudine, come se mons. Viganò fosse incapace di intendere e volere, facilmente manipolabile e quindi non in grado di badare a se stesso.

E' poi ancor più risibile che il de Mattei se la prenda con chi tra i difensori di mons. Viganò "ha sollevato il dubbio che io possa avere qualche recondito interesse in questa controversia. Oggi la mentalità relativista è così diffusa che non si riesce a concepire che vi possa essere qualcuno che combatte per puro amore della verità. Coloro che ritengono che ogni azione debba essere spiegata da bassi sentimenti e oscuri interessi sono evidentemente abituati ad agire in questo modo e non riescono a comprendere il disinteresse di anime più elevate delle loro".

E lui sarebbe quindi tra quelle anime più elevate che combattono per puro amore della verità? Questa se la può bere solo chi non lo conosce veramente e non certo noi che abbiamo provato questa conoscenza sulla nostra pelle associativa. Basti solo ricordare, tornando alla storia "non autorizzata" di cui sopra, la vicenda delle sue dimissioni con il tentativo di farsi passare come vittima di chissà quale congiura, mentre invece fece tutto lui, perché nessuno lo obbligò a quel passo.

Ma poi supera se stesso nella chiosa finale di questo terzo intervento: "Per questo continuerò a combattere in difesa della verità in maniera leale e disinteressata, senza sottrarmi alle controversie personali", tranne forse quelle riguardanti la suddetta storia "non autorizzata".

Forse l'esimio professore non ricorda più la pratica devozionale dei 15 sabati del Santo Rosario di padre Vincenzo Novaro o.p., laddove alla fine della meditazione del primo mistero gaudioso si afferma: "Umiliati internamente alla vista delle tue miserie. Non parlare mai di te stesso, né in bene, né in male". Che più prosaicamente potrebbe equivalere al vecchio adagio popolare "Chi si loda ecc.".

Ancora più penosa, se possibile, la scesa in campo di un sito, "Le cronache di Papa Francesco", con un pezzo del 4 luglio scorso dal titolo "Il veleno cospiratorio, sparso da altri, ci spinge ad essere solidali con il professor R. de Mattei". Questo scritto, chissà perché anonimo in un sito anch'esso anonimo dove non si riesce a trovare un nome che sia uno di qualche responsabile, è un peana al de Mattei basato su uno sconcertante e disinvolto ribaltamento dei fatti che lo fa passare come la vittima di questo "veleno cospiratorio". Ma questo "veleno cospiratorio" non è stato sparso in primis dallo stesso de Mattei, con il suo assurdo attacco a mons. Viganò? Anzi, forse ancora prima, con la sua (di de Mattei) crociata in favore della liceità degli attuali "vaccini" anche se derivati da aborti volontari.

Tornando poi a quanto de Mattei imputa al presunto ghost writer, allora mai come in questo caso si possono applicare le parole di Nostro Signore "Non giudicate, per non essere giudicati" (Matteo 7:1-5). In quel tempo, come recita il sacro testo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?». Perché quindi de Mattei non dovrebbe essere giudicato con la stessa misura con la quale lui sta giudicando gli altri?

Infatti, lui ammise di essere tra gli organizzatori della conferenza internazionale "Crisi di identità: la civiltà europea può sopravvivere?" che si svolse alla Università Europea di Roma nel marzo 2008, dove figuravano vari relatori neo-con americani, da non confondere con i paleo-con, i veri conservatori della prima ora. In particolare figurava anche come relatore e moderatore di una tavola rotonda a tema un certo Bruce Bawer, noto esponente e attivista gay americano che anche grazie ai suoi libri e altri scritti si era affermato come uno dei protagonisti del movimento per i diritti civili degli omosessuali, il quale all'epoca viveva il suo "matrimonio" omosessuale ad Oslo, dove di lì a poco, l'11 giugno 2008, sarebbe stato legalizzato quello tra persone dello stesso sesso. Tutto questo è documentato in un mio articolo sul più antico settimanale cattolico americano The Wanderer (3 aprile 2008) dal titolo "Neocons land in Rome as the Pope laments rising chaos in Iraq" (i neocon sbarcano a Roma mentre il Papa lamenta il crescente caos in Iraq), in cui mettevo in risalto l'inopportunità, a dire il meno, di dare la parola in un forum romano così prestigioso a relatori così controversi. Puntuale la replica del de Mattei, che di fatto non poté smentire i fatti, ammettendo di essere tra gli organizzatori.

Alla fine Bruce Bawer, dando prova di maggior coerenza rispetto a questi ultimi, diede forfait, ma il suo nome stampato sulle brochure e sul sito web dell'Università è lì a dimostrare che la sua presenza era stata perfettamente programmata; incidentalmente, nel suo profilo non si diceva nulla della sua militanza omosessualista.

Non si potrebbero a buon diritto rivolgere le stesse domande che il de Mattei rivolge a mons. Viganò? Ad esempio, era a conoscenza della omosessualità di Bruce Bawer e del suo "matrimonio"? E se sì, non temeva di poter esporre l'istituzione al rischio di un grave scandalo, almeno per quei tempi, stante la stretta contiguità tra l'Università Europea e la Pontificia Università Regina Apostolorum?

Inevitabilmente, i danni di certe derive finiscono con il debordare anche oltre il proprio ambito, in questo caso riverberandosi su associazioni e singoli che in qualche modo si collocano nell'entourage della FL di de Mattei. Lo dimostra, ad esempio, la recente manifestazione statica in occasione della Marcia per la Vita a Roma del maggio scorso, pubblicizzata come una difesa della vita "senza compromessi", ma nel corso della quale non si è fatta alcuna menzione della questione dei vaccini derivati dagli aborti. Anche qui, come abbiamo notato in un nostro post, https://www.centroculturalelepanto.com/articolo.asp?IdCat=1&IdArt=51 il de Mattei, pur non facendo parte del comitato organizzatore, ha comunque un peso notevole in tutta la faccenda e quindi non può stupire l'omissione di cui sopra.

A questo proposito vale anche la pena notare il nome della responsabile della parte logistico-organizzativa relativa alla registrazione al convegno internazionale di cui abbiamo riferito, come risulta dalle brochure: Virginia Coda Nunziante, l'attuale presidente-portavoce della Marcia per la Vita di cui sopra.

Quindi alla luce di quanto detto in precedenza, come dare torto a mons. Schneider quando chiede la creazione di un nuovo movimento per la vita? Condizione imprescindibile, ovviamente, è che sia guidato da una rinnovata leadership dalle credenziali più che irreprensibili.

11 luglio 2021, festa di san Benedetto da Norcia, Abate e patrono d'Europa








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