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“Giuseppe, un santo che ci parla ancora”



In conclusione dell’anno speciale dedicato al Padre putativo di Nostro Signore Gesù Cristo.

E’ questo il titolo del servizio con il quale il quotidiano dei vescovi italiani “Avvenire” (8 dicembre 2021) ha inteso rendere omaggio a san Giuseppe in conclusione dell’anno giubilare a lui dedicato, terminato lo scorso 8 dicembre 2021.

Come ci ricorda il giornale, era infatti l’8 dicembre del 2020 quando in piena pandemia papa Francesco istituiva un Anno speciale dedicato al padre putativo di Gesù attraverso la Lettera apostolica Patris Corde («Con cuore di padre»). Questo giubileo era stato proclamato dal Vescovo di Roma per celebrare un importante anniversario: i 150 anni dalla proclamazione del santo a patrono della Chiesa universale da parte del beato Pio IX con il decreto Quemadmodum Deus, l’8 dicembre del 1870.

«È stato un anno carico di significati – spiega sempre su Avvenire il biblista e mariologo missionario monfortano Alberto Valentini – che ci ha permesso di vivere questo periodo come un tempo di grazia nonostante i tempi difficili causati dall’emergenza sanitaria».

Infatti, grazie a un decreto promulgato ad hoc dalla Penitenzieria apostolica, l’“anno giuseppino” ha inoltre permesso di ottenere speciali indulgenze durante il Covid-19. «Penso in particolare a quanto siano stati significativi i giorni tradizionalmente dedicati alla memoria dello sposo di Maria, come il 19 marzo e il Primo maggio che ci riporta alla sua figura di artigiano tanto cara al venerabile Pio XII, continua il padre monfortano. «Queste giornate hanno consentito a molti anziani e non solo di ottenere il particolare dono di queste indulgenze».

Ma perché san Giuseppe è un santo che ci parla ancora? A parte il fatto che ogni santo è sempre attuale per il modello di vita virtuosa che ci propone, il padre monfortano si sofferma su un aspetto particolare certamente non secondario. «È un peccato che proprio in un tempo difficile come quello della pandemia non sia stato riscoperto da tanti fedeli come il patrono della buona morte», lamenta il religioso. «La sua vita come quella di Gesù e di Maria è paradossale, fatta di grandezza dinanzi a Dio e di povertà, umiltà, nascondimento agli occhi del mondo. Benché egli sia, soprattutto nel racconto di Matteo il responsabile della Sacra Famiglia, egli è interamente al servizio del Bambino e di sua Madre».

Quindi per quanti volessero mettere la loro dipartita sotto il patrocinio di san Giuseppe, riproduciamo più oltre il testo della preghiera tratto da un vecchia Filotea (“Filotea ossia l’anno santificato", Roma, 1923) con qualche lieve modifica per renderla in un italiano più corrente.



PREGHIERA A SAN GIUSEPPE PER OTTENERE UNA BUONA MORTE

O Gloriosissimo patriarca San Giuseppe, Protettore amorosissimo dei moribondi e mio speciale avvocato, per la fedeltà, per l’amore con cui serviste in tutto il tempo di vostra vita come Sposo a Maria, come Padre a Gesù, per i dolori che soffriste con tanta rassegnazione, per le allegrezze che riceveste con tanta umiltà da quel Dio, che ora niente sa negare alle vostre dimande, come sempre vi fu obbediente qui sulla terra; impetratemi, vi prego, una plenaria remissione di tutte le passate mancanze, e una volontà sempre pronta a meglio servirlo in avvenire, affinché, vivendo sempre come voi nella giustizia e nella santità, possa come voi meritare di essere in morte assistito da Gesù e da Maria, che in questo mondo vi fecero provare anticipati i gaudi del Paradiso. Vegliate sopra di me in tutto il corso della mia vita, come vegliaste sopra Gesù, quando tenero Bambino venne affidato alle vostre cure e come sempre vegliaste alla maggior gloria della sua Sposa, la Chiesa; difendetemi da ogni assalto nemico, e non permettete mai che la morte mi colga in un punto, in cui mi sia demeritato con una condotta meno cristiana la vostra efficacissima protezione.
Così sia.


31 gennaio 2022, festa di san Giovanni Bosco



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