Come abbiamo opportunamente ricordato, il 2021 ha segnato il 450º anniversario della battaglia di Lepanto, avvenuta il 7 ottobre 1571 ( https://www.centroculturalelepanto.com/articolo.asp?IdCat=1&IdArt=64). Ma non meno significativo è un altro anniversario, che riguarda colui che fu tra i principali, se non il principale, artefice di questo straordinario successo della cristianità: il Papa San Pio V, che morì il 1 maggio 1572, quindi anche lui 450 anni fa.
Tra gli omaggi più significativi alla memoria di questa grandiosa figura di Papa Santo, segnaliamo l’omelia tenuta da monsignor Marco Agostini in occasione della solenne messa da lui celebrata in rito antico nella Cappella Palatina di Santa Maria Maggiore il 30 aprile 2022. ( https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2022/05/omelia-di-mons-marco-agostini-nel-450.html)
All’ora dei Vespri del 1 maggio 1572, 450 anni fa domani, rendeva l’anima a Dio Antonio Ghisleri, papa San Pio V.
San Pio V, al secolo Michele Ghislieri, nacque nel 1504 nella diocesi di Tortona. Entrato a 14 anni nell'Ordine dei Predicatori, fu mandato all'Università di Bologna per studiarvi la Teologia, che dopo insegnò per sedici anni. Poi fu nominato Inquisitore e Commissario generale del Santo Uffizio, nel 1551: mansione che gli valse molte persecuzioni, ma gli permise anche di ricondurre numerosi eretici alla verità cattolica. Le sue virtù lo designarono pure presso Paolo IV, che lo scelse per la sede episcopale di Nepi e di Sutri, poi per il Cardinalato. Tali onori non modificarono in nulla l'austerità della sua vita, ed il 7 gennaio 1566 divenne Papa, prendendo il nome di Pio V. Egli doveva illustrare la cattedra di san Pietro per il suo zelo nella propagazione della fede, il ristabilimento della disciplina ecclesiastica e la bellezza del culto divino, come per la sua devozione alla Madonna e la carità verso i poveri. Contro i Turchi allestì la flotta, che riportò la vittoria di Lepanto; stava preparando una nuova spedizione, quando morì nel 1572. Il suo corpo fu sepolto a S. Maria Maggiore.
Tutta la vita di Pio V è stata una lotta. Nei tempi agitati in cui ebbe a reggere la Chiesa, l'errore aveva invaso una grande porzione della cristianità e ne minacciava il resto, agognando specialmente all'Italia; con la ambizione sacrilega di rovesciare la cattedra apostolica e di trascinare tutto il mondo cristiano nelle tenebre dell'eresia.
Pio difese tutta la penisola minacciata con tale dedizione da rischiare spesso la vita per strappare le città alla seduzione.
La perfidia degli eretici tentò più di una volta di metter fine ad una vita che lasciava senza speranza di successo i loro progetti per la conquista dell'Italia. Con uno stratagemma, tanto vile quanto sacrilego, assecondati da un odioso tradimento, essi impregnarono di un sottile veleno i piedi del Crocifisso che il santo Pontefice aveva nel suo oratorio, e sul quale spesso poggiava le sue labbra. Pio V, nel fervore della preghiera, si apprestava a dare questo segno di amore, per mezzo della sua sacra immagine, al Salvatore degli uomini; ma d'un tratto, o prodigio! i piedi del Crocifisso si staccarono dalla croce e sembravano sfuggire ai rispettosi baci del vegliardo. Pio V comprese, allora, che la malvagità dei nemici aveva voluto trasformare per lui in strumento di morte anche quel legno che ci aveva reso la vita.
Imitatore fedele di Pietro Martire, non lo si vide mai indietreggiare di fronte al pericolo; e gli emissari dell'eresia ovunque fuggirono al suo avvicinarsi.
Elevato alla cattedra di san Pietro, seppe infondere nei novatori un terrore salutare, risollevò il coraggio dei sovrani dell'Italia e, con moderato rigore, riuscì a rigettare al di là delle Alpi il flagello che avrebbe trascinato l'Europa alla distruzione del cristianesimo, se gli Stati del Mezzogiorno non vi avessero opposto una barriera invincibile. L'eresia si arrestò.
Ma un altro nemico, approfittando delle divisioni religiose dell'Occidente, minacciava l'Europa in quei medesimi giorni; e l'Italia era destinata ad essere la prima preda. Uscita dal Bosforo, la flotta ottomana, si dirige contro la cristianità; sarebbe la fine, se l'energico Pontefice non vegliasse sulla salvezza di tutti. Getta l'allarme, chiama alle armi i prìncipi cristiani. L'Impero e la Francia, lacerate dalle fazioni che l'eresia vi ha generato, odono l'appello, ma restano immobili; la Spagna sola, con Venezia e la piccola flotta papale, rispondono alle istanze del Pontefice, e, ben presto la Croce e la mezzaluna si trovano di fronte nel golfo di Lepanto. La preghiera di Pio decide la vittoria in favore dei cristiani, le cui forze sono di molto inferiori a quelle dei Turchi. Noi ritroviamo questa felice memoria in ottobre, per la festa della Madonna del Rosario. Ma oggi bisogna ricordare la rivelazione fatta dal Santo Pontefice, la sera della grande giornata del 7 ottobre 1571. Dalle sei del mattino, fino all'approssimarsi della notte, la battaglia si svolse tra la flotta cristiana e quella musulmana.
Improvvisamente, il Pontefice, spinto da un divino impulso, guarda fisso il cielo, resta in silenzio qualche istante, poi, volgendosi verso le persone presenti, dice loro: "Ringraziamo Iddio: la vittoria è dei cristiani". Ben presto la notizia giunse a Roma, ed in tutta la cristianità non si tardò a conoscere che ancora una volta il Papa aveva salvato l'Europa. La disfatta di Lepanto portò alla potenza ottomana un terribile colpo, dal quale non si risollevò mai più: l'era della sua decadenza data da quel giorno famoso.
L'opera di san Pio V per la rigenerazione del costume cristiano, per fissare la disciplina del concilio di Trento, per la pubblicazione del Breviario e del Messale sottoposti a riforma, ha fatto del suo pontificato, durato sei anni, una delle epoche maggiormente feconde della storia della Chiesa. Più d'una volta i protestanti si sono inchinati con ammirazione di fronte a questo avversario della loro pretesa riforma. "Mi meraviglio, diceva Bacone, che la Chiesa Romana non abbia ancora canonizzato quest'uomo illustre". Ed effettivamente Pio V non fu annoverato nel numero dei Santi che circa centotrent'anni dopo la sua morte, ciò che dimostra quanto sia grande l'imparzialità della Chiesa Romana nel rendere gli onori dell'apoteosi anche quando si tratta dei suoi capi maggiormente venerati.
L’esempio più sopra ricordato ci mostra che la gloria dei miracoli incoronò fin da questo mondo il santo Pontefice. Ecco un altro dei suoi prodigi più popolari. Un giorno, traversando insieme all'ambasciatore di Polonia la piazza del Vaticano, che si estende su quell'area dove una volta fu il circo di Nerone, si sente preso di entusiasmo per la gloria ed il coraggio dei martiri che ebbero a soffrire in quello stesso luogo, durante la prima persecuzione. Egli allora si china e raccoglie un pugno di polvere da quel campo di tormenti, calpestato da tante generazioni di fedeli, dopo la pace di Costantino. Versa quella polvere in una bianca tela che gli presenta l'ambasciatore; ma quando questo, rientrato a casa sua, fa per aprirlo, lo trova impregnato di un sangue vermiglio, che si sarebbe detto essere stato versato in quello stesso istante: la polvere era sparita. La fede del Pontefice aveva evocato il sangue dei martiri, e questo riappariva al suo richiamo per attestare, di fronte all'eresia, che la Chiesa Romana, nel XVI secolo, era sempre la stessa, per la quale quegli eroi, al tempo di Nerone, avevano dato la loro vita.
Inoltre incoraggiò sempre i fedeli a coltivare e amare la santa Liturgia. Sul letto di morte, gettando un estremo sguardo verso la Chiesa della terra, che abbandonava per quella del cielo, implorò ancora, per l'ultima volta, la bontà divina in favore di quel gregge che lasciava esposto a tanti pericoli, non senza aver prima rivolto le seguenti parole ai cardinali al suo capezzale: «Vi raccomando la Santa Chiesa che ho tanto amata! Adoperatevi a eleggere un successore zelante, il quale non cerchi che la gloria del Salvatore e non abbia altro desiderio che il bene della Cristianità e l’onore della Sede Apostolica» (Roberto de Mattei, Pio V. Storia di un papa santo, Torino 2021, p. 348).
Alcuni istanti prima di spirare, recitò con voce quasi spenta questa strofa degli inni del tempo pasquale: «Creatore degli uomini, degnatevi in questi giorni colmi delle gioie della Pasqua, preservare il vostro popolo dagli assalti della morte».
Terminate queste parole, si addormentò placidamente.
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2022/05/5-maggio-san-pio-v-papa-e-confessore.html
Torna agli articoli